Nel basso Medioevo una parte importante della popolazione urbana era costituita da manodopera dipendente impegnata nella manifattura tessile, nei grandi e piccoli cantieri edili, nell’attività metallurgica, nei cantieri navali e nelle attività portuali, e infine nelle maggiori botteghe artigiane, dove al servizio del maestro operavano apprendisti e lavoranti.
Nei confronti dei lavoratori sottoposti la considerazione e l’atteggiamento degli strati sociali superiori oscillarono tra diffidenza, pietà e timore. I lavoratori non specializzati – stante il basso livello dei salari – erano potenzialmente dei poveri, talvolta dei poveri pericolosi. Nel corso del XIII secolo, sotto la spinta iniziale di istanze religiose, si svilupparono attività assistenziali, nuove e originali, che mirarono ad attutire il disagio e l’indigenza. Le autorità pubbliche ebbero presto un ruolo di primo piano in questo processo, spinte anche dal timore di conseguenze negative per l’ordine pubblico e per l’economia cittadina.
Conoscere meglio quali furono l’organizzazione del lavoro, la tipologia della manodopera impiegata, le competenze e le abilità richieste, i contratti di ingaggio, i salari corrisposti e i livelli di vita conseguenti (a partire dai regimi alimentari), e ancora gli istituti ospedalieri e le confraternite assistenziali significa far luce su aspetti non secondari della società e dell’economia del tempo.
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
241 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Giuliano Pinto
Giuliano Pinto insegna Storia medievale presso l’Università di Firenze. Si è occupato in particolare di storia sociale, economica e demografica del basso Medioevo italiano. Tra i suoi studi ricordiamo Città e spazi economici nell’Italia comunale (Bologna 1996), La società medievale (curato con S. Collodo, Bologna 1999), Campagne e paesaggi toscani del Medioevo (Firenze 2002).