Il passato ritorna sempre più forte e in forme originali. Negli ultimi anni si è moltiplicato il numero di programmi dei media tradizionali, la produzione di materiali sui social e su internet, l’attività di appassionati di storie locali e regionali, l’impegno di cultori di ricostruzioni storiche. Un fenomeno spinto da tendenze e obiettivi diversi, se non opposti, sempre mosso dalla ricerca, all’interno dei processi storici, di miti ed eroi, momenti gloriosi o primati, episodi importanti o semplicemente fatti colorati dal fascino dell’antico. Negli anni ottanta e soprattutto nei novanta, il fenomeno è diventato visibile in grandi dimensioni, stimolato dal declino delle appartenenze ideologiche della guerra fredda e dalla rivoluzione della comunicazione e del digitale, che ha moltiplicato la forza narrativa e di spettacolarizzazione del passato. Lo spazio pubblico è invaso dal recupero, o dallo scontro, sulla memoria. Le cause perdute sono una forma di queste rielaborazioni del passato. Molte società, stati, gruppi politici hanno conosciuto situazioni drammatiche o fratture radicali che hanno segnato la distruzione o la sconfitta irrimediabile di alcuni attori. Per sopravvivere a questa disgrazia, un settore della società reagisce generando strategie di sopravvivenza simbolica che producono una cultura dei vinti e, in maniera più o meno efficace, identità collettive centrate su un trauma fondante. Questo fenomeno complesso di correnti culturali e intellettuali forgia e rielabora immagini e interpretazioni del passato. Prendono così forma le cause perdute: disegni fatidici e aspirazioni frustrate che captano l’immaginazione, accendono le passioni, suscitano simpatie e sviluppano identità collettive. Questo numero si concentra su casi che hanno prodotto strutture retoriche di questo tipo, focalizzando l’attenzione in particolare sulle relazioni tra alcune cause perdute e le guerre civili, vale a dire su esperienze nelle quali la conclusione dei conflitti ha segnato la formazione degli stati moderni, o la loro rifondazione. Queste cause perdute mischiano il presente e la memoria, ma ne offrono una versione originale e accattivante, perché figlia di fratture radicali come le guerre civili ottocentesche o le vicende dei bianchi russi o dei nazionalisti cinesi nel Novecento. Drammatiche sconfitte mai ribaltate, rese affascinanti proprio dai colori della tragedia epica, che riemergono con minore o maggiore successo in forma di rivincita del passato. Possono riapparire da un tempo secolare, come nel caso delle origini del borbonismo napoletano, o limitarsi ad analisi intellettuali, come in quello dei socialisti rivoluzionari russi dopo la sconfitta nella rivoluzione. Ancora possono ritrovare le radici in una lunga storia di rielaborazione romantica patriottica, come nel caso del catalanismo, o giusti carsi in una originale esperienza di riconciliazione nazionale, come in quello dei confederati. Si tratta anche di vicende tra loro diverse, ma capaci di durare fino al XX secolo inoltrato, come nel caso dei carlisti spagnoli o in quello dei fascisti italiani. Una causa perduta, in quanto esito di una sconfitta drammatica e irreversibile, genera un risentimento collettivo e un ripensamento radicale, producendo repertori ideologici e culturali in grado di persistere nella memoria, o di venire recuperati in particolari congiunture.
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Language
Italian -
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241 -
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