Il rapporto fra storia scritta e storia raccontata per immagini è al centro di questa affascinante incursione di una storica nelle rappresentazioni della resistenza alla schiavitù offerte dal mezzo cinematografico. Natalie Zemon Davis, che scrisse Le retour de Martin Guerre e collaborò come consulente per l’omonimo film francese, affronta qui la questione di come l’industria cinematografica abbia ritratto gli schiavi nelle opere di cinque grandi registi: Spartacus di Stanley Kubrick (1960), Queimada di Gillo Pontecorvo (1969), La última cena di Tomás Gutiérrez Alea (1976), Amistad di Steven Spielberg (1997), Beloved di Jonathan Demme (1998).
Attraverso la scelta di un tema specifico, l’autrice sottolinea le potenzialità proprie del cinema di narrare il passato in modo efficace e significativo e di proporre riflessioni convincenti su eventi e processi storici; a condizione però di rimanere fedele alle fonti, lasciando spazio alla creatività e all’invenzione nell’ambito della plausibilità e della verosimiglianza.
Book details
-
Publisher
-
Original text
Yes -
Language
Italian -
Publication date
-
Page count
177 -
Translator
-
Afterword author
About the author
Natalie Zemon Davis
Natalie Zemon Davis (Detroit, 1928) ha insegnato a Toronto, Berkeley, Parigi, Oxford e Princeton. È una delle storiche contemporanee più influenti. Nota soprattutto per le sue ricerche sulla Francia del XVI e XVII secolo, i suoi interessi spaziano dalla storia sociale alla storia delle donne, dall’antropologia al cinema.
Tra le sue opere tradotte in italiano, Le culture del popolo (Einaudi 1980), Il ritorno di Martin Guerre (Einaudi 1984), Storie d’archivio (Einaudi 1982), Donne ai margini (Laterza 1996), Il dono (Feltrinelli 2002). Per la Viella ha pubblicato La passione della storia. Un dialogo con Denis Crouzet (2007) e La storia al cinema. La schiavitù sullo schermo da Kubrick a Spielberg (2007).