Per la prima volta un’antropologa e storica delle religioni entra nel mondo claustrale cattolico, per motivi di ricerca, come se fosse una postulante. Il limite di accesso, fisico e simbolico, che caratterizza di solito i monasteri, ha spesso prodotto dei lavori di riflesso, in cui l’esperienza di campo, in quanto ambiente comunicativo di incontro, è del tutto assente o deformata. Tali luoghi sono di solito conosciuti attraverso i testi scritti e i racconti dei religiosi che vivono in quel mondo ma che non permettono ad altri di entrarvi.
Questo lavoro nasce da un’etnografia partecipata, in veste di attrice sociale protagonista, all’interno di due monasteri francesi di Carmelitane scalze. L’autrice sperimenta e racconta, in prima persona, quelle “minuzie della vita quotidiana” delle monache che sfuggono di solito agli occhi dello studioso, ma che danno forma a processi comunitari e, nel tempo, costruiscono la donna religiosa. L’ideale a cui tende il gruppo monastico non è dato esclusivamente dai testi, che lo definiscono e lo descrivono, ma soprattutto dalla pratica, che costruisce un proprio modello applicativo e che nasce dall’agire stesso. Questo porta la studiosa a vedere come la regola sia applicata nella pratica e quali sfasature si vengano a creare tra ortodossia e ortoprassi.Book details
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Original text
Yes -
Language
Italian -
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264 -
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About the author
Francesca Sbardella
Francesca Sbardella è docente di Storia delle religioni presso l’Università di Bologna. Dirige, con F. Dei, la collana «Antropologia delle religioni» per l’editore Pàtron. Tra le sue pubblicazioni: Antropologia delle reliquie (Brescia 2007) e Scrivere del ‘sacro’ (Bologna 2012); ha curato Antropologia dell’Europa (Bologna 2007); con F. Lai Esperienze etnografiche al femminile (Bologna 2011) e con M.C. Giorda Famiglia monastica (Bologna 2012).