Se alla fine del Quattrocento i riflettori non si fossero accesi sul navigatore Amerigo, la famiglia Vespucci, forse, avrebbe attirato solo modestamente l’interesse degli storici finendo per rimanere nascosta tra le pieghe della documentatissima storia di Firenze. D’altra parte è ragionevole supporre che, in assenza di Amerigo, l’interesse degli studiosi avrebbe finito per concentrarsi su alcuni Vespucci dal curriculum più significativo di altri nella Firenze medicea.
È di questi Vespucci che non conobbero il Nuovo Mondo e che pure lasciarono il loro segno in uno dei centri più dinamici del vecchio, che si occupa questo libro: i Vespucci di cui Amerigo con la sua impresa, probabilmente, potè oscurare la fama, ma anche i soli che, forse, sarebbero stati in grado in sua assenza di assicurare alla casata una certa notorietà.
Attraverso l’analisi di materiale documentario inedito il libro ricostruisce l’alveo entro cui la famiglia, inurbandosi da Peretola, gettò le basi della sua presenza a Firenze, rivelando al suo interno, oltre che una familiarità col mondo mercantile, con i commerci e con la navigazione, anche una forte predisposizione per la carriera politica.
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Italiano -
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Sull'autore
Claudia Tripodi
Dottore di ricerca in Storia medievale e diplomata in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Firenze, è attualmente, presso la stessa sede, Archival Assistant nel progetto Mapping Renaissance Florence dell’Università di Chicago. Tra le sue pubblicazioni, Gli Spini tra XIV e XV secolo. Il declino di un antico casato fiorentino (Olschki, 2013) e la curatela di Vespucci, Firenze e le Americhe (con G. Pinto e L. Rombai, Olschki, 2014).